(Fonte immagine web)
Mi sto rendendo conto, cari amici, che è proprio vero che, come
ho letto da qualche parte (lo dico spesso, ma abbiate pazienza, la mia memoria
è una groviera con grossi buchi), le cose straordinarie, e gli incontri
speciali, quelli che ti cambiano la vita e che ti rimangono dentro per sempre,
accadono proprio quando meno te l’aspetti e nell’ordinarietà dei giorni.
In questo post vorrei condividere con voi un bel ricordo che
custodisco nel cuore e nella mente come una piccola stella e come un impegno.
Nel 1993, verso la fine di marzo, sono andata con la suora
sacrestana al funerale di un sacerdote che collaborava con la nostra
parrocchia, che si celebrava nella Chiesa di S. Gregorio al Celio, dove viveva
la sua comunità monastica, di Roma, la
mia città, e, dopo la funzione, la suora mi disse: < Dai, andiamo a trovare
le suore di Madre Teresa, che hanno qui vicino la loro casa comunitaria! >.
Era la prima volta che entravo in contatto con le suore dal
caratteristico sari bianco con il bordo azzurro e che vedevo la loro casa,
rimasi a bocca aperta, perché, attraversato un cancello, mi è sembrato come di
entrare in un altro mondo, in un villaggio indiano estremamente semplice (non
ho più avuto modo di tornarci e di vedere se è ancora così, ma credo di si).
Con la suora siamo entrate nella cappella, dove si entrava senza
scarpe, infatti c’era la stola e ci si sedeva o inginocchiava sopra; stava per
iniziare il rosario e ci siamo fermate a pregare con loro, anche se loro pregano
in lingua inglese, mi sono inginocchiata e mi stavo guardando attorno con
sguardo attonito quando all’improvviso è
entrata la Madre, come loro la chiamavano, ed io, già sorpresa solo per il
fatto di essere lì, sono rimasta come folgorata, tanto da non riuscire a
pronunciare nemmeno una parola ed a fare alcun movimento, è stata Madre Teresa
ad avvicinarsi a me, in ginocchio ero più alta di lei, così minuta nel corpo,
con la schiena curva, eppure tanto grande nel cuore e nella vita, credo di
essere rimasta con la bocca aperta, lei mi ha preso entrambi le mani
stringendole nelle sue con estrema tenerezza, mi ha guardato con uno sguardo
così profondo, che non potrò mai dimenticarlo, come se mi guardasse e leggesse
dentro, quindi mi ha segnato sulla fronte e mi ha detto questo < Pray for us, pray for us >.
Una richiesta, un invito, un impegno che ancora porto dentro e
che estendo a tutti voi, preghiamo per la missione delle suore della Beata
Madre Teresa verso i più poveri tra i poveri, in condizioni, come quelle di
Calcutta, estremamente disperate, sempre col sorriso e la mitezza.
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