(Fonte immagine http://www.ilmiobebe.it/legge-tutela-maternita-lavoro/)
Coniugare la vita
familiare a quella lavorativa, è un’impresa ardua. Abito in una grande città,
bellissima e piena di problemi, tra i principali dei quali, ci sono il traffico
e i mezzi pubblici che non funzionano granché. In più aggiungiamo i vari lavori
per strada, sacrosanti, per carità, servono per migliorare o aggiustare le cose
ma, allo stesso tempo, mettono in croce gli automobilisti. Per non parlare,
poi, dei giorni in cui metro e bus scioperano. AIUTO!!! La mattina, arrivo al
lavoro già stanca, ed ho appena iniziato: ho ancora davanti un’intera giornata
che mi aspetta! Al ritorno a casa, inizia l’impegno familiare e quello
domestico. Non è retorica ma, ventiquattr’ore, non sono sufficienti! A volte mi
sento come un’equilibrista sul filo, potrei cadere da un momento all’altro. È
tutto un gioco ad incastri, una corsa contro il tempo, sembro il Bianconiglio
di “Alice nel Paese delle meraviglie”! Ho pochissimi momenti a mia
disposizione, volano via come fossero secondi, fare una telefonata ad un’amica,
è diventato un lusso e, quando scapicollandomi riesco a trovare un attimo, i
miei figli mi stanno appiccicati, parlano, fanno confusione. È inevitabile che ci
siano allontanamenti, involontari da parte mia, perché, nella maggior parte dei
casi, amici che non sono genitori, non si rendono conto di cosa significhi
accudire un bambino, come del resto, chiunque non viva una determinata
situazione se non ha un minimo di empatia nei confronti degli altri, non può comprendere;
amici genitori, nella stessa barca dovrebbero capire ma, la grande città
allontana comunque, gli impegni reciproci sono numerosi, le malattie dei figli, soprattutto nei primi anni di vita, anche. Ben
venga, allora, WhatsApp, ma non è la stessa cosa. Nella costante corsa, grazie a
Dio ci sono i nonni, benedetti, preziosi per i nipoti e un aiuto enorme per i
figli. A volte, sopraffatta dalla stanchezza, mi sento svuotata, penso di non
farcela ma vado avanti, tanto non c’è nessuno che fa le cose che devo fare.
Poi, quando i miei figli mi abbracciano, per qualche istante tocco il Paradiso
con un dito. Ho l’acqua alla gola, sempre, ma… ce la posso fare!
Per chi volesse
condividere gioie e dolori della maternità, sono qui, per quel che posso,
pronta ad “ascoltarvi”: a volte è più semplice scrivere ad un’estranea che
parlare con familiari o amici. Potete scrivermi all'indirizzo: petalidiciliegioblog@gmail.com
Federica
Tarquini
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